Museo Civico


Museo Civico


Accanto alla piccola raccolta ospitata all’interno della Biblioteca Giovardiana, Veroli da alcuni anni a questa parte si è arricchita di un Museo Civico ospitato nei locali del Palazzo Municipale, risalente nel suo impianto originale alla prima metà del XII sec.

La raccolta ospita numeroso e significativo materiale recuperato in parte dalla benemerita opera di due appassionati cultori di storia locale: Giovanni “Nino” Papetti e Arduino Scaccia Scarafoni. Al primo, ispettore onorario alle Antichità e strenuo difensore del patrimonio storico-artistico di Veroli, si deve il salvataggio di importanti reperti rinvenuti in località Antera e a Sant'Angelo in Villa riferibili a ex voto del IV-III sec. a.C. e ad un insediamento residenziale di età romana. All'interno della città appare significativo il recupero, nell'area del Palazzo Macrì (Vicolo Terribile), di numerosi frammenti di ceramica a vernice nera e, in Via Gracilia, di un’oinochoe trilobata del gruppo cosiddetto del Fantasma, databile tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., di probabile produzione laziale. Altri reperti provengono dalle indagini di Arduino Scaccia Scarafoni, più noto come “il pittore dei cavalli”, al quale Veroli deve importanti studi sullo stemma comunale. Attento conoscitore delle campagne verolane, le cui testimonianze archeologiche, a più riprese, segnalò al celebre topografo Giuseppe Lugli, ebbe il merito di aver contribuito al recupero, in contrada Case Branca (nella contrada di Santa Francesca) di un monumentale sarcofago realizzato in pietra locale, con coperchio a due spioventi, oggi qui conservato nella sala dedicata al culto dei morti. Nelle vicinanze del sarcofago egli individuò due frammenti di kantharoi in bucchero databili al VI sec. a.C., un'ulteriore conferma della presenza in zona di reperti etruschi dopo l'antefissa di età arcaica ed un bronzetto di offerente di età ellenistica, un tempo conservati alla Giovardiana e oggetto negli anni '70 di un furto. Degni di attenzione, anche alcuni reperti donati dalla famiglia di Maria Rosaria Iocchi fra i quali emergono, per importanza, alcuni vasetti miniaturistici decorati con bugne, probabilmente databili in età arcaica. Segnaliamo, inoltre, la presenza di una vetrina nella quale è esposto materiale recuperato, liberando dalla terra di riporto accumulatasi nel corso dei secoli, la galleria esistente sotto Piazza Mazzoli. Fra i materiali qui esposti una bella antefissa frammentaria raffigurante la Potniatheròn (Signora delle fiere), giuntaci acefala e resa nell’atto di afferrare due fiere anch’esse mutile. Scendendo nel piano inferiore si può ammirare un imponente tratto di un muro in opera poligonale di quarto tipo (assai vicino alla quadrata) caratterizzato da un suggestivo bugnato rustico esaltato da un’accurata anathyrosis. Esso è presente anche nel limitrofo Palazzo Mazzoli che si addossa, sul lato Sud, alla Casa Comunale. Nel museo sono esposte due epigrafi romane, la prima delle quali menzionante un Gracchus, praefectusfabrum. La seconda, invece, è una base onoraria (CIL, X, 5796) posta a LuciusAlfiusValentinus, duovir di Verulae e curator rei publicae della colonia di Casinum da parte dell’ordoSeviralium et Augustalium.
La raccolta ospita numeroso e significativo materiale recuperato in parte dalla benemerita opera di due appassionati cultori di storia locale: Giovanni “Nino” Papetti e Arduino Scaccia Scarafoni. Al primo, ispettore onorario alle Antichità e strenuo difensore del patrimonio storico-artistico di Veroli, si deve il salvataggio di importanti reperti rinvenuti in località Antera e a Sant'Angelo in Villa riferibili a ex voto del IV-III sec. a.C. e ad un insediamento residenziale di età romana. All'interno della città appare significativo il recupero, nell'area del Palazzo Macrì (Vicolo Terribile), di numerosi frammenti di ceramica a vernice nera e, in Via Gracilia, di un’oinochoe trilobata del gruppo cosiddetto del Fantasma, databile tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., di probabile produzione laziale. Altri reperti provengono dalle indagini di Arduino Scaccia Scarafoni, più noto come “il pittore dei cavalli”, al quale Veroli deve importanti studi sullo stemma comunale. Attento conoscitore delle campagne verolane, le cui testimonianze archeologiche, a più riprese, segnalò al celebre topografo Giuseppe Lugli, ebbe il merito di aver contribuito al recupero, in contrada Case Branca (nella contrada di Santa Francesca) di un monumentale sarcofago realizzato in pietra locale, con coperchio a due spioventi, oggi qui conservato nella sala dedicata al culto dei morti. Nelle vicinanze del sarcofago egli individuò due frammenti di kantharoi in bucchero databili al VI sec. a.C., un'ulteriore conferma della presenza in zona di reperti etruschi dopo l'antefissa di età arcaica ed un bronzetto di offerente di età ellenistica, un tempo conservati alla Giovardiana e oggetto negli anni '70 di un furto. Degni di attenzione, anche alcuni reperti donati dalla famiglia di Maria Rosaria Iocchi fra i quali emergono, per importanza, alcuni vasetti miniaturistici decorati con bugne, probabilmente databili in età arcaica. Segnaliamo, inoltre, la presenza di una vetrina nella quale è esposto materiale recuperato, liberando dalla terra di riporto accumulatasi nel corso dei secoli, la galleria esistente sotto Piazza Mazzoli. Fra i materiali qui esposti una bella antefissa frammentaria raffigurante la Potniatheròn (Signora delle fiere), giuntaci acefala e resa nell’atto di afferrare due fiere anch’esse mutile. Scendendo nel piano inferiore si può ammirare un imponente tratto di un muro in opera poligonale di quarto tipo (assai vicino alla quadrata) caratterizzato da un suggestivo bugnato rustico esaltato da un’accurata anathyrosis. Esso è presente anche nel limitrofo Palazzo Mazzoli che si addossa, sul lato Sud, alla Casa Comunale. Nel museo sono esposte due epigrafi romane, la prima delle quali menzionante un Gracchus, praefectusfabrum. La seconda, invece, è una base onoraria (CIL, X, 5796) posta a LuciusAlfiusValentinus, duovir di Verulae e curator rei publicae della colonia di Casinum da parte dell’ordoSeviralium et Augustalium.


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