Museo della Civiltà Rurale


Museo della Civiltà Rurale


Il Museo è inserito in un progetto di recupero delle tradizioni e delle memorie della civiltà agro-pastorale nonché dei mestieri artigianali che si svolgevano all'interno dell'abitato e nelle botteghe.

Attraverso il materiale messo a disposizione dall'Associazione Culturale “La Vetta”, pazientemente raccolto in circa venti anni di ricognizione sul territorio, il visitatore compie un vero e proprio viaggio nelle tradizioni di questo centro ernico. Il Museo è principalmente di tipo materiale, ma grazie anche a numerose foto e a documenti di vario tipo, esprime un percorso antropologico alla scoperta delle varie attività lavorative, risalenti per lo più all'età della premeccanizzazione. Il percorso museale si articola su diversi temi: le balie da latte (una delle occupazioni più rinomate delle donne verolane), la ricostruzione di una vecchia cucina degli inizi del 1900, gli attrezzi del cacciatore, spesso di frodo, del boscaiolo e del contadino. Gli ultimi tre ambienti sono dedicati alla vita del pastore (sovente transumante verso le Paludi Pontine), alla vendemmia e alla raccolta delle olive (l'olio è stato, per secoli, il principale cespite dell'entrate dei Verolani). Sono, inoltre, esposti gli attrezzi tipici del ciabattino, lavoro che si svolgeva solo all'interno dell'abitato in quanto gli abitanti del contado si autofabbricavano, con pelli di varia provenienza (bovina, bufalina, caprina, ovina e suina) le ciocie, calzari di probabile origine romana e diffusi in Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, nonché in Albania, Macedonia, Romania e Russia. Interessante anche il bancone del falegname, che a Veroli vanta una tradizione secolare e del fabbro. Unico nel suo genere l'armadio con gli strumenti del medico condotto, prezioso punto di riferimento specie per quanti vivevano in campagna. Di notevole interesse storico-culturale sono i pannelli e i reperti dedicati all'antico confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, il più duraturo del Continente, lungo il quale si svolsero le gesta dei briganti impegnati, dapprima, contro l'esercito francese e, quindi, contro quello piemontese.
Attraverso il materiale messo a disposizione dall'Associazione Culturale “La Vetta”, pazientemente raccolto in circa venti anni di ricognizione sul territorio, il visitatore compie un vero e proprio viaggio nelle tradizioni di questo centro ernico. Il Museo è principalmente di tipo materiale, ma grazie anche a numerose foto e a documenti di vario tipo, esprime un percorso antropologico alla scoperta delle varie attività lavorative, risalenti per lo più all'età della premeccanizzazione. Il percorso museale si articola su diversi temi: le balie da latte (una delle occupazioni più rinomate delle donne verolane), la ricostruzione di una vecchia cucina degli inizi del 1900, gli attrezzi del cacciatore, spesso di frodo, del boscaiolo e del contadino. Gli ultimi tre ambienti sono dedicati alla vita del pastore (sovente transumante verso le Paludi Pontine), alla vendemmia e alla raccolta delle olive (l'olio è stato, per secoli, il principale cespite dell'entrate dei Verolani). Sono, inoltre, esposti gli attrezzi tipici del ciabattino, lavoro che si svolgeva solo all'interno dell'abitato in quanto gli abitanti del contado si autofabbricavano, con pelli di varia provenienza (bovina, bufalina, caprina, ovina e suina) le ciocie, calzari di probabile origine romana e diffusi in Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, nonché in Albania, Macedonia, Romania e Russia. Interessante anche il bancone del falegname, che a Veroli vanta una tradizione secolare e del fabbro. Unico nel suo genere l'armadio con gli strumenti del medico condotto, prezioso punto di riferimento specie per quanti vivevano in campagna. Di notevole interesse storico-culturale sono i pannelli e i reperti dedicati all'antico confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, il più duraturo del Continente, lungo il quale si svolsero le gesta dei briganti impegnati, dapprima, contro l'esercito francese e, quindi, contro quello piemontese.


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