Fasti Verolani


Fasti Verolani


All’interno del cortile di Casa Reali, grazioso esempio di abitazione medioevale, si trovano i Fasti Verolani, uno dei più prestigiosi reperti archeologici che si conservano a Veroli.

Si tratta di un raro ed accurato esempio di calendario romano risalente al I secolo d.C, inciso su una lastra marmorea, in cui sono riportati i primi tre mesi dell’anno: Ian(uarius), Feb(ruarius) e M(artius). Ogni mese risulta composto da tre sezioni: una prima serie di lettera fissava, ogni nove giorni, la data delle fiere e dei mercati; i numeri romani, posti in ordine decrescente, facilitano la lettura di ciascun giorno in riferimento alle tre date fisse: Calende, None e Idi. Le lettere F,C,N,NP,EN specificano infine la “nota dierum” cioè la natura di ogni giorno. Il ritrovamento avvenne nel 1922 durante lavori effettuati nell’area dell’abitazione privata dove fu scoperta una necropoli paleocristiana. La lastra di marmo era stata riutilizzata come copertura di una delle tombe; fu ricomposta e studiata dal Professor Camillo Scaccia Scarafoni. Oggi il reperto, segno tangibile dell’importanza che la città ebbe in epoca romana, è visibile anche nella riproduzione collocata nel Museo Civico Archeologico all’interno del Palazzo Municipale.
Si tratta di un raro ed accurato esempio di calendario romano risalente al I secolo d.C, inciso su una lastra marmorea, in cui sono riportati i primi tre mesi dell’anno: Ian(uarius), Feb(ruarius) e M(artius). Ogni mese risulta composto da tre sezioni: una prima serie di lettera fissava, ogni nove giorni, la data delle fiere e dei mercati; i numeri romani, posti in ordine decrescente, facilitano la lettura di ciascun giorno in riferimento alle tre date fisse: Calende, None e Idi. Le lettere F,C,N,NP,EN specificano infine la “nota dierum” cioè la natura di ogni giorno. Il ritrovamento avvenne nel 1922 durante lavori effettuati nell’area dell’abitazione privata dove fu scoperta una necropoli paleocristiana. La lastra di marmo era stata riutilizzata come copertura di una delle tombe; fu ricomposta e studiata dal Professor Camillo Scaccia Scarafoni. Oggi il reperto, segno tangibile dell’importanza che la città ebbe in epoca romana, è visibile anche nella riproduzione collocata nel Museo Civico Archeologico all’interno del Palazzo Municipale.


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